Quando ho saputo che avremmo testato un prodotto Kitchen Aid ero felicissima per questi motivi: io adoro cucinare; io adoro il marchio Kitchen Aid; il mio robot da cucina era arrivato alla fine dei suoi giorni e da un po’ stavo programmando la spesa per sostituirlo.
Vado oltre e confesso che il prodotto che è nella mia wishlist personale da sempre (va bè diciamo da un po’ di anni) è l’impastatore KA. Lo ammetto immediatamente, la prima motivazione che mi ha portato ad apprezzare questo elettrodomestico è l’estetica, a cui io do un valore importante, soprattutto da quando la mia cucina è aperta sul living (ok… dovevo dire mini living). In secondo luogo devo dire che conosco diverse persone che lo possiedono e non ho mai sentito un parere negativo. Poi un giorno, in tempi non sospetti, ho visitato il sito web del marchio e ho appreso che:
- È nato a fine dell’Ottocento dall’idea di una donna, Josephine Garis Cochrane, che depositò il brevetto della prima lavastoviglie;
- la distribuzione, nata per il settore dei professionisti, si estende ben presto anche a quello domestico;
- nei primi anni del Novecento nasce la prima impastatrice domestica e il nome Kitchen Aid.
Quindi stiamo parlando di un marchio la cui filosofia si è basata e si basa sulla creazione di elettrodomestici in grado di fornire un valido aiuto in cucina e non solo ai professionisti.
Questo quindi sarà il mio punto di partenza; ma torniamo a noi cioè al prodotto che mi è stato assegnato per il Family Tester: il Food Processor Artisan, colore rosso imperiale. Esteticamente molto bello, solido, con la sua base in metallo, e super accessoriato. Questo robot da cucina permette di affettare, tritare, impastare, mixare tutti i preparati per la cucina, grazie a una serie di accessori che sono ben organizzati in una scatola studiata nei minimi particolari per riporli ordinatamente.
Detto questo la prima cosa che ho fatto è consultare la guida. Sinceramente pensavo che, come molte case produttrici fanno, sarebbe stato disponibile il libretto solo in italiano, invece la guida multi lingue è assemblata insieme quindi ci si vede costretti a conservare il "tomo" così com’è.
Scopro, leggendo la guida, che il robot ha in dotazione fino a 3 ciotole, ma il modello che ci è stato inviato ne possiede solo due, quella standard per la maggior parte delle preparazioni e una più piccola, con una mini lama, per piccole dosi. La terza ciotola, quella che non c’è, si chiama ciotola dello chef e in pratica viene utilizzata quando è necessario utilizzare il robot in più passaggi, ma solo con le lame per affettare e tritare. Francamente lo trovo un accessorio utile ma non indispensabile. Molto utile sicuramente è concepire un robot che ha la possibilità di inserire (e utilizzare!) una dentro l’altra le ciotole, intanto perché occorre meno spazio in cucina per conservare tutti gli accessori e poi perché il funzionamento del robot è unico e sempre sicuro.
La posizione che assegno al mio nuovo “aiuto chef” è il bancone della cucina, proprio in bella vista perché voglio evitare di riporlo nella dispensa, come facevo con quello precedente. D’altronde non devo fare più a patti con il mio senso estetico, questo elettrodomestico sta benissimo dov’è, non stona.
Decido di provare la prima ricetta, una torta che sforno frequentemente per la colazione degli ometti di casa (…ok, la mangio anch’io qualche volta ma non sempre … altrimenti il programma “Nivea -pelle rassodata” viene inficiato). Se deve essere un valido aiuto vediamo se l’impasto viene bene, senza intoppi…
L’impasto è venuto molto bene, non posso dire meglio che con le fruste tradizionali, non sarei onesta, ma altrettanto bene. Francamente non pensavo fosse scontato. Inizialmente il mio dubbio era: verrà cremoso senza utilizzare le fruste tradizionali? Risposta: sì.
Ora però vi dico esattamente quello che mi è piaciuto: utilizzare un elettrodomestico che è a portata di mano perché già posizionato in cucina. Mi è piaciuta la velocità con cui ho realizzato il tutto. Mi è piaciuto azionare il robot per montare uova e zucchero senza avere la necessità di star ferma a tenere le fruste perché la robustezza della base consentono al robot, certo per pochi minuti, di essere autonomo e nel frattempo ho potuto pesare gli altri ingredienti.
Quello che non mi è piaciuto è legato ad un dettaglio, cioè al tastierino dei comandi (cautelativamente dico per ora, visto che ho testato poco): innanzi tutto perché la fessura intorno al tastierino raccoglie un po’ di polvere (e anche farina e altri scarti provenienti dall’uso del robot) e poi perché la copertura dei tasti è piuttosto “leggera” e in alcuni punti pare parzialmente già scollata. Passando il dito ri-aderisce ma non ho idea se è da considerare una situazione permanente o meno. In un robot che si presenta robusto e affidabile e dal prezzo non economico penso sia necessario badare anche ai dettagli.
Il robot si è dimostrato un valido aiuto in cucina e c’è di più: dopo questa prima prova ho utilizzato il mio KitchenAid per preparare gran parte dei piatti di una cena con amici. Insomma ho provato ad usarlo testando un po’ più di funzioni e modalità.
Vi svelerò tutto nella prossima puntata!
Caspita, mi piace! Mi piace leggere i pro e i contro.. si vede che sei una blogger Valentina, splendido resoconto. Di sicuro un'opinione di cui fidarsi, si percepisce!
RispondiEliminaGrazie Laura! Devo dire che il prodotto mi ha proprio esaltato! E' stato facile scrivere una recensione attenta!
RispondiEliminavale
Valentinaaaaa! Sei scientifica ;) Da Manuale direi ... non mi aspettavo di meno da te. Bella e interessante recensione!
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